All'On.le Ministro - SEDE
Adunanza del 19 dicembre 2005
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Premessa
Nel richiamare l'impegno progettuale e l'azione educativa della scuola nel promuovere il dialogo interculturale, il CNPI intende sollecitare una nuova riflessione di fronte a problemi di più ampia portata, che attraversano il nostro tempo, e che mettono in difficoltà lo stesso modo di pensare e di organizzare la vita a scuola. Non è tempo di distinguo, ma è pur vero che la multiculturalità è il dato di realtà in cui oggi viviamo.
Parlare invece di progettualità o di pedagogia interculturale significa garantire una rinnovata attenzione al processo di confronto, di scambio, di cambiamento reciproco. In estrema sintesi l?educazione interculturale ci conduce a concentrarci sul compito che la scuola ha comunque, e a maggior ragione in presenza di studenti immigrati.
Le tesi educative della pedagogia interculturale si trasferiscono nei contesti specifici e impongono di praticare strategie diverse in rapporto ai mondi che le culture d'origine degli studenti rappresentano, delle loro "storie", a seconda dell'età e del momento dell'anno scolastico in cui avviene l'inserimento nella scuola.
Entrare nella storia e nelle manifestazioni dei saperi dell'altro, scegliere la via dell'interazione verbale, della narrazione, della ricerca di accordi, negoziazioni e mediazioni piuttosto che quella dei conflitti, tradurre in fatti il rispetto reciproco, sollecitano la scuola a porsi nuove domande e a cercare nuove risposte sull'educazione nel mondo globalizzato.
Stabilire una buona relazione non basta più se l'idea che si vuole affermare è quella di una cultura in dialogo con altre e con se stessa. Nel mondo globalizzato, in cui sembrano crescere le disuguaglianze, la scuola sempre più appare il luogo in cui -naturalmente - si educa al rispetto reciproco e alla convivenza democratica. In questo orizzonte si situano i processi in atto, legati ai mutamenti intervenuti nel nostro paese per effetto della presenza di un numero sempre crescente di adulti stranieri che chiedono percorsi di istruzione e formazione per sé e per i propri figli.
Si pone con urgenza l'esigenza di riprendere la riflessione e il dialogo sul tema dell'educazione interculturale e sul ruolo della scuola in questo particolare, delicato ambito di intervento. Il CNPI, con questa pronuncia di propria iniziativa, intende indagare i dati disponibili, approfondire le esperienze realizzate nella scuola di base (dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado), dove si registra attualmente il maggior numero di richieste di inserimento e integrazione, e sollecitare rinnovata attenzione verso una sempre più estesa domanda di istruzione e formazione di giovani e di adulti immigrati di prima e seconda generazione, che si collocano in particolare nell'istruzione tecnica e professionale, nella formazione professionale, nei centri territoriali permanenti e nei corsi serali per adulti.
A fronte dell'impegno diffuso della scuola, delle istituzioni presenti sul territorio (Comuni, Province, Regioni) e del volontariato sociale, il CNPI vuole evidenziare le questioni irrisolte nel processo di integrazione per sollecitare scelte coerenti dei decisori politici e dell'Amministrazione scolastica, a sostegno delle problematiche connesse con le aumentate richieste di inserimento nella scuola degli immigrati presenti nel nostro Paese, garantendo comunque la qualità complessiva dell'insegnamento e degli apprendimenti per tutti. In particolare il CNPI sottolinea la necessità di salvaguardare la qualità del servizio scolastico pubblico, soprattutto delle scuole statali, nelle quali affluisce la stragrande maggioranza di alunni immigrati per evitare di ricorrere a soluzioni improvvisate e non qualitativamente valide da parte delle famiglie.
Si impongono con tutta evidenza i problemi che vanno dal primo inserimento nella scuola dello studente immigrato al processo di integrazione, resi più difficili da percorsi scolastici discontinui, dall'età degli studenti che richiedono il primo inserimento nella scuola secondaria superiore. Sempre più spesso è segnalata l'assenza del prerequisito della formazione culturale di base necessaria per l'inserimento, il più delle volte imputabile a difficoltà linguistiche; gli strumenti e i supporti attualmente disponibili appaiono insufficienti.
Altro elemento che merita attenzione, a parere del CNPI, è il dato relativo alla presenza nei corsi di istruzione superiore e di formazione professionale di stranieri che hanno superato il quindicesimo anno di età. Questa problematica richiama la necessità di azioni sinergiche nel processo di integrazione fra il sistema dell'istruzione e quello della formazione professionale per evitare il rischio di una precoce selezione sociale. E' ovvio che, anche nei confronti dei lavoratori immigrati, deve concretizzarsi il principio della formazione permanente da sviluppare nei CTP, nei corsi serali per adulti e nella formazione professionale.
Il tema all'ordine del giorno, più che nel passato, non è come affrontare i flussi di immigrazione, che portano tante presenze di paesi diversi nelle nostre classi, piuttosto in che modo riassumere a scuola l'incontro fra culture, una risorsa per la società che cambia, ovvero come far vivere e convivere, senza snaturarli, i processi identitari, come garantire, anche attraverso l'esercizio del diritto all'istruzione, piena cittadinanza.
Situazioni problematiche, dettate dalle scelte educative dei genitori stranieri di accompagnare l'inserimento e l'integrazione nella società italiana dei propri figli, mantenendo vivo il rapporto con la cultura e la storia del paese di provenienza, (si vedano in particolare le questioni sollevate dal rapporto Occidente - Islam), inducono, inoltre, a compiere nuove analisi e a formulare altre proposte di integrazione, che garantiscano un coinvolgimento attivo delle istituzioni locali, della scuola e dei soggetti che a vario titolo sono impegnati sul territorio prescelto dagli stranieri per vivere e lavorare. Va garantita per tutti, cittadini italiani e non, la libertà di scelta educativa delle famiglie nel rispetto delle leggi vigenti.
Le scelte, a riguardo, non ci sembrano neutre; richiedono la presa in carico dei problemi educativi che l'incontro fra diverse culture comporta e un ripensamento dei contenuti e delle metodologie dell'insegnamento. Si deve tenere presente, infatti, che siamo di fronte ad una evoluzione del fenomeno immigrazione nella società e nella scuola italiane e che la nuova situazione, venutasi a creare negli ultimi anni per l'aumento di presenze nel nostro paese, necessita di ripensare all'azione educativa in cui avviene lo scambio e il confronto fra culture. Incalzano nella quotidianità, nella scuola e più complessivamente nella società, problemi di natura politica, economica, religiosa etc.
Si impongono alla società e alla scuola italiane, come peraltro già accade nei sistemi formativi di altri paesi europei, nuove sfide, con risvolti sul piano delle scelte politico-culturali, professionali, organizzative e con una ricaduta sull'azione formativa progettata dalle singole istituzioni scolastiche.
L'istituzione scolastica luogo naturale di accoglienza, di incontro, di confronto, di scambio fra culture ha oggi più che mai bisogno di essere sostenuta nell'azione di superamento di stereotipi e pregiudizi, ma soprattutto ha bisogno di strumenti e di supporti efficaci per la piena integrazione degli immigrati, laddove presenti, sia per non alimentare nuovi steccati, sia per una piena integrazione dei medesimi nella società della conoscenza, con riguardo anche al mondo economico e produttivo, a garanzia della qualità del percorso scolastico per tutti, italiani o stranieri che siano.
Si vuole sottolineare, in particolare, come sia necessario porre l'educazione interculturale al centro dei nuovi curricoli scolastici. A tal proposito si ricorda che il CNPI nel parere del 15 luglio 2004 si era già espresso sulla limitatezza della proposta culturale contenuta nelle Indicazioni nazionali dei Piani di studio personalizzati per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo dell'istruzione, che non facevano alcun cenno a tale problematica. Altrettanto necessari, a parere del CNPI, sono gli interventi a sostegno della formazione iniziale e in servizio dei docenti o su aspetti che chiamano in causa il decentramento amministrativo, le relazioni interistituzionali fra i diversi soggetti attivi sul territorio (Enti locali, istituzioni scolastiche autonome, volontariato sociale etc.).
I dati e i processi in corso
Il calo demografico di questi ultimi anni registrato in Europa e in particolare in Italia, l'invecchiamento della popolazione, il bisogno sempre crescente di manodopera, l'instabilità politica e socio-economica dei paesi in via di sviluppo, le tensioni presenti in molti paesi del mondo, hanno incrementato le migrazioni verso i paesi europei. Il flusso migratorio, che interessa ormai tutti i paesi europei, anche se in misura diversa, ha sollecitato la stessa Commissione Europea a porre allo studio un modello di integrazione condiviso (gennaio 2005).
I dati italiani sono allarmanti: a fronte di un turn over di lavoratori stimato dall'ISTAT in circa 250.000 unità all'anno, si riscontra un ingresso di circa 80.000 regolari e una incontenibile pressione di clandestini provenienti soprattutto dal continente africano.
Complessivamente, come documenta il dossier sull'immigrazione della Caritas, si registra in Italia un significativo aumento negli ultimi venti anni degli stabilizzati, con 3.000.000 di presenze.
Nel recente rapporto (Caritas e Migrantes ottobre 2005) si legge, inoltre, che nell'anno scolastico 2004/2005 gli alunni stranieri sono pari a 361.576 unità, collocati per il 90,6% nella scuola statale, un dato destinato ad aumentare, se solo si confronta con quello relativo all'anno scolastico 2003/2004 (MIUR Rapporto sull'integrazione degli alunni stranieri, febbraio 2005), in cui la presenza era di circa il 20% in meno.
Di particolare interesse ci sembra, in proposito, segnalare i principali paesi di origine degli studenti (nell'ordine Albania, Marocco, Romania, Cina, Serbia - Montenegro); le province (Mantova, Reggio Emilia, Piacenza, Modena, Brescia, Treviso, Alessandria, Pordenone, Cremona, Macerata) e i comuni in cui si registra la maggiore presenza di stranieri immigrati (Milano, Reggio Emilia, Alessandria, Bologna, Cremona, Torino, Modena, Brescia, Rimini, Vicenza).
Gli alunni stranieri si distribuiscono nelle regioni del centro - nord (Nord - Ovest 37,7%, Nord - Est 28,5%, Centro 24,2%), mentre si registra un 7% nelle regioni del Sud e un 2,6% nelle isole. A fronte di un inserimento pari al 5,4% nella scuola primaria (circa il 40% del totale), si segnala il 4,8% nella scuola secondaria di primo grado, il 4,6% nella scuola dell?infanzia, il 2,3% nella scuola secondaria di secondo grado, prevalentemente negli istituti professionali e tecnici.
I dati, di per sé significativi, inducono il CNPI ad osservare che, sebbene lontani da quanto si verifica in altri paesi europei in cui il fenomeno immigrazione è più consistente, siamo di fronte a una situazione inedita per il nostro paese. Solo dieci anni fa la presenza si attestava intorno alle 30.000 unità.
Né vanno trascurate le ipotesi formulate dal MIUR che stima, sulla scorta dei dati relativi alle presenze nella scuola fra il 1997/98 e il 2004/05, un incremento annuo di alunni di 150.000 unità se la crescita fosse lenta e un incremento annuo di 200.000 alunni stranieri se la crescita fosse più sostenuta. In concreto ciò significherà superare la soglia di 600.000 presenze di alunni stranieri già dal prossimo anno, un dato pari ai livelli europei più significativi.
Nel merito, il CNPI fa osservare che non si può prescindere da un'analisi del percorso migratorio che gli studenti compiono prima dell'inserimento a scuola, più in generale se quest'ultimo avviene più o meno precocemente, se il contesto socio - culturale, economico - produttivo in cui l'istituzione scolastica è collocata è favorevole o meno all?accoglienza di immigrati; se sono presenti atteggiamenti di chiusura della comunità di origine etc.; tutti elementi che finiscono per orientare le risposte educative e didattiche della scuola.
Ci sembra importante segnalare quanto emerge dall'analisi del dato relativo alle bocciature e alle ripetenze di studenti stranieri, che aumentano a mano a mano che si sale nei gradi di scolarità. In particolare gli istituti professionali, in cui si iscrive il 40% degli studenti stranieri, registrano insuccessi fin dal primo anno di frequenza, con un tasso elevato di difficoltà, fino a registrare in uscita esiti sconfortanti.
Il CNPI condivide, a tal proposito, l'orientamento di chi ritiene sbagliato concentrare l'inserimento degli alunni stranieri nella stessa classe. Il disagio, le difficoltà si possono superare se il numero degli alunni stranieri per classe è limitato. Il CNPI segnala, altresì, le preoccupazioni degli operatori scolastici in presenza di inserimenti temporanei e di modesta entità, come accade a Sud di Roma e nelle isole, regioni di transito degli studenti migranti. Si registra, proprio in casi del genere, una più debole assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni locali, con la conseguenza che le azioni educative sono "scaricate" sulla scuola e sugli insegnanti, con evidenti ricadute sulla qualità della proposta complessiva.
Le nuove frontiere dell'immigrazione nella scuola
Alla luce dei dati disponibili sulla crescita dei flussi migratori nella scuola e nel nostro paese, possiamo sostenere che l'Italia è chiamata a far fronte a un processo che, in forme e tempi diversi, interessa tutta l'Europa. Processo per noi recente, privo di una forte tradizione e per questo esposto più di altri a rischi e incertezze.
La spinta positiva e volontaristica, che ha caratterizzato il primo decennio di esperienze, non si è certo esaurita. Potremmo, anzi, dire che essa ha consolidato nuove competenze, ha messo alla prova ipotesi di lavoro e modelli culturali, spesso anche diversi tra loro.
Dalla documentazione a disposizione si possono individuare alcuni tratti comuni di grande interesse:
1) il modello prevalente, senza ombra di dubbio, è costituito dalla integrazione nella scuola statale (solo il 9,5% degli alunni stranieri frequenta scuole non statali);
2) l'integrazione non è sinonimo di assimilazione: i docenti hanno messo in atto diverse strategie per coniugare il principio della laicità con la dimensione interculturale. Si è operato scegliendo nell?azione educativa il rispetto della cultura e della lingua d?origine, la valorizzazione delle differenze, ecc.;
3) l'autonomia e la dimensione locale, cioè il radicamento nel territorio, sono state le bussole che hanno orientato le scelte, diversamente da modelli "centralistici" o "nazionali" di altri paesi;
4) la didattica interculturale ha offerto gli strumenti per misurarsi con la diversità culturale, per contrastare gli stereotipi sullo straniero, per favorire l'accoglienza nella comunità scolastica di culture diverse.
Tuttavia i primi studi sul successo formativo degli studenti stranieri evidenziano che il tasso di minore successo di questi, rispetto ai loro coetanei italiani, è costante e netto in tutti gli ordini e gradi di scuola.
Va quindi superata una retorica dell'integrazione, soprattutto a livello politicoistituzionale, che andrebbe contrastata come uno degli stereotipi da superare, per "guardare in faccia" la durezza dei processi da gestire e i limiti che permangono.
Una nuova fase
Benché il riflesso non sia automatico, non c'è dubbio che l'11 settembre in America, gli attentati di Madrid e Londra, l'omicidio in Olanda di Teo Van Gogh hanno segnato una discontinuità con la fase precedente, aprendo una riflessione sul modello di società multiculturale. Anche la rivolta delle banlieues in Francia, seppure non riconducibile in toto ai processi di immigrazione, ha riaperto in quel paese una riflessione sul modello di integrazione - assimilazione che era stato il punto di forza della politica francese.
La vicenda della scuola islamica di via Quaranta di Milano, la contraddittoria gestione del conflitto determinatosi in quella sede, che ha avuto una certa risonanza nazionale, hanno evidenziato tutte le difficoltà ad affrontare processi che finora non si erano presentati nel nostro paese.
Il processo di integrazione scolastica si è trovato a dover fare i conti con una società scossa nel profondo, più insicura, timorosa, diffidente. Il dilagare anche in Europa del terrorismo di matrice islamica, il fenomeno dell'immigrazione clandestina, hanno colpito l'opinione pubblica e l'azione politica dei governi europei.
Mentre l'insieme di questi eventi rischia di creare nuovi e più insidiosi stereotipi di matrice razzista, la durezza della crisi economica che ha investito l?Europa e in particolare l'Italia, ha determinato una riduzione di risorse agli Enti locali e alle politiche sociali, che storicamente hanno rappresentato un presidio fondamentale per i processi di integrazione scolastica. A una maggiore insicurezza è corrisposta una riduzione delle risorse disponibili, con l'inevitabile conseguenza di una acutizzazione dei problemi e delle tensioni sociali ad essi connessi.
Non si vuole, né si può giungere, a riguardo, a frettolose conclusioni. Si vuole semmai affermare la necessità di aprire una riflessione profonda su questa nuova fase. Occorre prendere consapevolezza dei problemi inediti che si pongono alla società italiana e alla scuola del nostro paese e trovare le soluzioni possibili, nel rispetto delle leggi vigenti.
Un conto è assicurare ad ogni cittadino, italiano o non, il diritto a frequentare una scuola pubblica, assicurando nel contempo tutti gli strumenti e le risorse per vedere salvaguardata la propria identità nel rispetto delle leggi dello Stato; altro è riconoscere a una comunità il diritto ad avere la propria scuola.
Il CNPI ritiene che le nuove scelte dovranno maturare nel contesto di un confronto aperto, senza remore, con tutti i soggetti vecchi e nuovi che si affacciano sullo scenario della nostra realtà.
Il dialogo e il confronto, nel rispetto delle regole e dei principi democratici, sono, a nostro parere, la prima risposta ai muri invisibili eretti dal terrorismo. Una risposta da praticare nei contesti concreti del territorio. Da questo punto di vista la programmazione territoriale dell'integrazione appare uno snodo fondamentale e urgente.
Anche mettendo nel conto esperienze parziali, conflitti e errori, è necessario che la cultura dell'integrazione non si arresti.
Problematiche emerse
A fronte di un panorama così complesso, il CNPI sceglie di sollevare alcune questioni specifiche, ricorrenti nella ampia documentazione disponibile, che è stata raccolta e analizzata per produrre questa pronuncia.
Non v'è chi non veda, ad esempio, come l'accoglienza di alunni migranti nella scuola pur potendo contare su certezza di norma (Costituzione italiana art 2 - 3 - 34 e le leggi sull'immigrazione) e su indicazioni formalmente descritte, mostri una qualche debolezza quando ci si trasferisce all'ambito della rilevazione delle competenze e dei bisogni formativi dell'alunno per preparare il suo inserimento nella classe.
L'aumento tendenziale delle presenze di alunni stranieri richiama la necessità di evitare di formare classi e scuole in cui il rapporto tra la popolazione indigena e quella straniera sia capovolto a favore di quest'ultima.
Non può, in nessun caso, essere aumentato in corso d'anno il numero degli alunni delle classi; anzi va attenuato il numero degli alunni per classi in presenza di alunni stranieri, garantendo un'equa distribuzione dei medesimi. Nella determinazione degli organici non si può trascurare questo aspetto, al pari di quanto dovrebbe avvenire in tutte le situazioni a rischio educativo. Benché in presenza di un'autonomia ormai consolidata nelle scuole del territorio nazionale, nella quotidianità continuano a riscontrarsi enormi difficoltà nell'inserimento degli studenti stranieri a scuola, spesso a causa della mancata conoscenza della lingua italiana, più complessivamente per la difficoltà di garantire flessibilità didattica e organizzativa.
Il CNPI ritiene che l'inserimento dello studente straniero in classe debba avvenire su parere del consiglio di classe e che debba essere comunque predisposta una attività tesa a fornire gli strumenti linguistici di base.
Sentirsi accolto per uno studente straniero va ben al di là dello sforzo compiuto dai singoli insegnanti e dai compagni di classe, poiché non sempre è facile garantire allo studente straniero spazi, tempi, percorsi, attività, veri e propri progetti di accoglienza e di integrazione.
L'accoglienza è, infatti, ben più del primo contatto dello studente straniero e della sua famiglia con la scuola. Sollecita l'attenzione del dirigente scolastico e degli insegnanti su molteplici aspetti da quelli amministrativi a quelli didattico - educativi, a quelli più propri dell'ambito comunicativo - relazionale e sociale.
E' altresì necessario garantire l'integrazione linguistica, un ambito di lavoro complesso per i docenti della classe e per la figura del mediatore culturale, ove presente, ambito fortemente condizionato dall'inserimento più o meno precoce nella scuola e dalla possibilità della scuola di predisporre specifiche modalità di insegnamento-apprendimento.
Già abbiamo fatto notare come l'insuccesso scolastico aumenti a mano a mano che si procede nei gradi di scolarità. Non si tratta, in questa fase, di garantire solo la lingua della comunicazione, ma anche quella più complessa utilizzata nello studio delle discipline. La Commissione vuole richiamare, inoltre, l'attenzione sulla necessità di supporti didattici utili nell'insegnamento a stranieri.
Politiche per l'integrazione e risorse istituzionali si concretizzano, a parere del CNPI, in tutte quelle iniziative che sostengono l'azione progettuale, organizzativa e didattico- educativa messa in atto nella progettazione e nell'attuazione del POF dagli insegnanti, dai dirigenti scolastici, dal personale ATA.
Su questo aspetto dobbiamo far rilevare che risultano ancora insufficienti le risorse umane e finanziarie garantite alle scuole, pur essendo aumentata, e di molto, la loro responsabilità.
Linee di intervento
Il CNPI sollecita il Ministro presidente e l'Amministrazione scolastica a dare risposte alle seguenti esigenze:
1. è indispensabile assumere i problemi dell'educazione interculturale in una visione sistemica, che coinvolga le istituzioni più vicine ai cittadini (Regioni, Province, Comuni), in un quadro normativo mutato che consegna alla scuola, alla sua autonomia la capacità di individuare nella progettualità strategie e risorse per costruire azioni didattico - educative significative;
2. è centrale sostenere l'autonomia delle scuole, con una maggiore attenzione al rapporto fra "reti di scuole" ( art. 7 DPR 275/99 ) e fra le diverse autonomie (delle istituzioni scolastiche, dei Comuni, delle Province, delle Regioni), ivi compreso l'Ufficio Scolastico Regionale;
3. è necessario creare laboratori territoriali di documentazione, sedi di ricercaazione che costituiscono per le scuole e per le autonomie locali un'occasione di reale confronto, di continuo aggiornamento dei dati, di lavoro comune. Come alcune esperienze segnalano, c'è bisogno di una convergenza di azioni dall'accoglienza alle strategie di intervento (POF, problematiche relazionali) e di un serio lavoro collegiale. I protocolli d'intesa, la continuità di rapporti con la comunità di origine fino al loro coinvolgimento attivo nelle scelte educative e didattiche rappresentano solo alcuni esempi di come si può, a parere del CNPI, rinforzare l'azione educativa intercultural;
4. è importante che la formazione iniziale degli insegnanti comprenda nei Piani di studio previsti nei corsi di laurea per accedere alla professione insegnante, nuovi approcci e contenuti; questo ci sembra un obiettivo da non trascurare, anche se, a parere del CNPI, vanno evitati gli specialismi. Prepararsi all'insegnamento nella prospettiva interculturale, più in generale in rapporto alla/e diversità, deve rientrare nell'obiettivo di una professionalità docente compiuta. Vanno assicurate una pluralità di approcci e le necessarie conoscenze di tipo filosofico, storico-sociale, antropologico, linguistico, pedagogico, per essere in grado di affrontare temi e problemi così complessi che ricadono nelle azioni di insegnamento-apprendimento. Inoltre non si può trascurare l'ambito della formazione in servizio nella prospettiva interculturale, non v'è dubbio che quella centrata sulla singola scuola riveste una particolare importanza per la soluzione di aspetti concreti e non può che essere demandata alla capacità di ricerca che la specifica comunità professionale intende percorrere;
5. vanno garantite adeguate e, in una prima fase, straordinarie risorse umane e finanziarie e organici di istituto funzionali per sostenere questo processo in modo da creare condizioni di crescita culturale per i singoli e più complessivamente per il territorio e la società;
6. è particolarmente importante prevedere la presenza di mediatori culturali e di figure professionali in grado di accompagnare il processo di integrazione. Tali supporti sono necessari per rispondere qualitativamente ai problemi descritti, di diversa natura e impegno, a seconda se le azioni coinvolgono direttamente gli studenti, le famiglie, il territorio. A tal fine è necessario che gli Enti locali siano forniti di adeguate risorse per continuare ad operare;
7. occorrono scelte culturali "nazionali" in grado di orientare la progettazione e l'azione curricolare delle scuole e dei singoli docenti. A riguardo è particolarmente importante rinforzare la didattica laboratoriale, lo spazio di utilizzo delle TIC e un forte investimento su spazi, tempi e attività a carattere linguistico. Apprendere la lingua di ogni giorno e quella delle discipline per studiare dovrebbe rappresentare il massimo impegno per una effettiva integrazione e mal si concilia con il modello trasmissivo largamente utilizzato e con la riduzione degli spazi di autonomia delle scuole, ancor più in presenza di studenti stranieri.
Il CNPI ritiene opportuno, infine, segnalare che, pur coesistendo in Europa modelli e culturali e tradizioni diverse nel campo dell'integrazione, rimangono gli obiettivi comuni dell'effettiva integrazione, della riduzione della dispersione scolastica, del miglioramento della qualità dell'insegnamento. A obiettivi così straordinari non può non corrispondere l'esigenza di una forte accentuazione del modello partecipato fra dimensione nazionale ( Ministero, esperti, CNPI ecc.) e locale ai vari livelli (regionale, provinciale, comunale). Se non si garantisce una circolarità delle informazioni, un più ampio e esteso dibattito riguardo alla dimensione interculturale e ai problemi educativi connessi non si creano le condizioni per indirizzare le azioni formative.
In conclusione, il CNPI ritiene che, pur essendo stato fatto molto, ancora molto resta da fare sulle problematiche interculturali. Indirizzare le azioni formative nella direzione di una società più equa e solidale, capace di garantire l'estensione dei diritti, è compito di tutti. La scuola non può e non vuole rinunciare a svolgere questo compito fondamentale.
Il Segretario: Maria Rosario Cocca