Comune di Ancona Assessorato ai servizi sociali, igiene e sanità, pari opportunità, politiche dell'Integrazione, casa
Comune di Aosta Assessorato alle politiche sociali, all'edilizia residenziale pubblica alle pari opportunità
Comune di Bari Assessorato alla Città solidale e inclusiva
Comune di Bergamo Assessorato alla coesione sociale
Comune di Bologna Assessorato alla sanità e welfare, Coordinamento delle attività della Giunta comunale
Comune di Bolzano Assessorato alle politiche sociali e alla cultura
Comune di Brescia Assessorato alle politiche per la famiglia, la persona e la sanità e all'associazionismo
Comune di Cagliari Sindaco
Comune di Campobasso Assessore Politiche abitative; Mense e trasporto scolastico; Immigrazione; Politiche giovanili; Terza età; Politiche del lavoro; Politiche per la salute; Pubblica istruzione
Comune di Catania Assessorato servizi sociali e politiche per la famiglia
Comune di Catanzaro Assessorato politiche sociali, Promozione del volontariato, ufficio casa, programmi di social housing
Comune di Firenze Assessorato Educazione, Università e Ricerca, formazione professionale, diritti e pari opportunità
Comune di Genova Assessorato politiche educative e dell'istruzione, politiche socio-sanitarie e casa
Comune di L'Aquila Assessorato agricoltura, politiche sociali, politiche educative e scolastiche, asili nido, politiche abitative, politiche per l'immigrazione, assistenza alla popolazione, politiche per gli studenti universitari, partecipazione
Comune di Messina Assessorato politiche sociali, politiche agroalimentari, politiche della salute, baratto amministrativo, banca del Tempo
Comune di Milano Assessorato politiche sociali, salute e diritti
Comune di Napoli Assessorato alle politiche sociali
Comune di Palermo Assessorato cittadinanza solidale, dignità dell'abitare, edilizia residenziale pubblica, relazioni con IACP, servizi demografici, partecipazione istituzionale: circoscrizioni
Comune di Parma Assessorato politiche sociali e del lavoro
Comune di Perugia Assessorato servizi sociali, famiglia, edilizia pubblica, pari opportunità
Comune di Piacenza Assessorato servizi sociali, infanzia, pari opportunità, abitazioni
Comune di Potenza Assessorato Politiche Sociali e Abitative, Bucaletto, Istituti di Partecipazione, Manutenzioni
Comune di Prato Assessorato alla salute e alle politiche sociali
Comune di Reggio Calabria Assessorato politiche sociali, welfare e politiche della famiglia, pari opportunità, minoranze linguistiche
Comune di Roma Assessorato alla persona, scuola e comunità solidale
Comune di Torino Assessorato coordinamento politiche sociali, educative e di cittadinanza
Comune di Trento Assessorato per le politiche sociali, familiari ed abitative e per i giovani
Comune di Trieste Assessorato servizi e politiche sociali
Comune di Venezia Assessorato coesione sociale
Il nostro Paese si caratterizza per una distribuzione altamente disomogenea dei migranti sul territorio nazionale. Se nel Nord risiede il 61,8% dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti, il Centro e il Sud ne accolgono rispettivamente il 24% e il 14,3%. Al 1° gennaio 2018 le città metropolitane di Milano e Roma accolgono da sole più di un quinto dei migranti di cittadinanza non comunitaria regolarmente presenti.
Seguono Torino, Firenze, Napoli e Bologna con percentuali comprese tra il 2,3% e il 3,2%, mentre le altre Città metropolitane accolgono meno del 2% dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti. Rispetto ai dati relativi all'incidenza tra i residenti, a primeggiare è la Città metropolitana di Milano: su 100 persone residenti poco meno di 12 provengono da un Paese non UE. Seguono Firenze (9,9%), Bologna (8,5%) e Roma (7,4%) [Rapporti "La presenza dei migranti nelle città metropolitane, MLPS, 2019"].
La presenza dei cittadini migranti nelle nostre città rappresenta un elemento decisivo all'interno della configurazione del tessuto urbano e delle contraddizioni che lo attraversano. Sono diversi i fattori che concorrono alla geografia insediativa dei cittadini di Paesi terzi: da una parte elementi di adattamento alla realtà di adozione, dall'altra i legami interni delle comunità e le relazioni fra il territorio e le specializzazioni lavorative.
Queste dinamiche incrociano altre peculiarità del contesto italiano, ovvero l'ampia disparità territoriale in termini di infrastrutture e di accesso ai servizi e al mercato del lavoro, insieme a una percentuale di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale e a una disparità di reddito fra le più elevate dell'UE. Territori diversi, con diversi gradi di complessità convivono nelle stesse aree urbane e metropolitane. In particolare, l'attenzione va posta sulla dimensione delle periferie, intese sia come territori spazialmente separati dalla cosiddetta città consolidata, sia come zone interstiziali dello stesso centro - "periferie interne"- e delle sue zone limitrofe.
Oltre che per una rilevante incidenza della componente migrante sul totale della popolazione, queste zone si caratterizzano per l'elevata "disorganizzazione sociale", un concetto che racchiude vari fenomeni: lo scadimento del patrimonio immobiliare, l'alta mobilità dei suoi abitanti, la competizione per l'uso dello spazio, la povertà, la mancanza di controllo sociale informale, lo scarso senso di appartenenza, la debolezza del capitale sociale e le tensioni tra gruppi diversi.
A queste problematiche si aggiunge il tema della stigmatizzazione che contribuisce a connotare negativamente queste aree nella percezione collettiva, e ad aggravare i problemi sociali già presenti. Questi territori meritano un'attenzione particolare rispetto alla programmazione di interventi pubblici, perché sono quelli in cui convivono gli strati sociali potenzialmente più deboli. Risulta, quindi, corretto parlare di aree della vulnerabilità sociale, ovvero "l'esposizione di alcune fasce della popolazione a situazioni di rischio, inteso come incertezza della propria condizione sociale ed economica" [ISTAT, 2017].
La mappa delle criticità sociali è molto variegata nel nostro Paese. L'ISTAT ha presentato alla "Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie" una ricerca che ha ricostruito, per ciascuna delle 14 città metropolitane italiane, specifiche condizioni di disagio. Un dato rilevante è l'indice di vulnerabilità sociale, di cui la presenza di cittadini migranti è uno degli indicatori, che sintetizza le principali dimensioni materiali e sociali della vulnerabilità.
Oltre a una marcata distinzione Nord-Sud, i dati evidenziano sensibili differenze tra diverse zone della stessa città, identificando chiaramente le aree vulnerabili dal punto di vista sociale e quelle viceversa al riparo da questa condizione. Il rischio sociale, rispetto alla coesione e alla sicurezza sociale integrata, e la sofferenza urbana sono più forti nei quartieri con una concentrazione di mancanza di opportunità, di popolazione in condizioni di svantaggio, con molti nuclei in povertà assoluta, spesso pluridimensionale e intergenerazionale. Tuttavia, le periferie non sono solo i luoghi del degrado e dell'insicurezza.
Vi sono energie diffuse, iniziative di riscatto, pratiche di inclusione attiva, politiche pubbliche intelligenti. Quasi ovunque, anche nelle periferie più degradate, vi sono già attori ed esperienze che, seppur limitate, vanno valorizzate e i cittadini migranti sono protagonisti di una infrastrutturazione sociale in senso "globale". L'enfasi sull'importanza della dimensione urbana nei processi di integrazione e sulla necessità di approcci dedicati alle specificità locali è un filo conduttore che accomuna tutti i documenti strategico-programmatici sovranazionali. L'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile riconosce l'importanza della dimensione regionale e subregionale al fine di facilitare il passaggio dalla formulazione di politiche per lo sviluppo sostenibile al compimento di azioni concrete a livello nazionale.
Attribuisce un ruolo positivo ai migranti nella crescita inclusiva e ritiene che sviluppo e gestione sostenibili delle città siano cruciali per la qualità della vita. L'Agenda esorta le istituzioni pubbliche a lavorare con le autorità regionali e locali al fine di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Nel Piano d'azione sull'integrazione dei cittadini di Paesi Terzi (2016), la Commissione europea incoraggia i Paesi membri ad adottare nelle politiche di integrazione un approccio multi-level, fra i quali sono esplicitamente menzionati i livelli regionale e locale, attraverso il coinvolgimento dei diversi stakeholders, anche non governativi (organizzazioni della società civile, incluse quelle della diaspora, come anche organizzazioni di matrice religiosa).
Nel Documento di sintesi sui settori di investimento prioritari per l'attuazione efficace delle politiche di coesione 2021-2027, la Commissione riconosce l'ampia diversità geografica di "territori" (urbani, metropolitani, rurali, ma anche costieri, insulari, di montagna) che caratterizza il nostro Paese, e individua l'opportunità di rafforzare i partenariati e le politiche dal basso, con una maggiore partecipazione delle città, degli altri enti locali e dei partner economici e sociali, al fine di garantire un'attuazione tempestiva ed efficace delle strategie territoriali e urbane integrate. Nel preambolo dell'Urban Agenda (2016) si afferma che le Autorità cittadine sono spesso il livello di governo più vicino ai cittadini e si ravvisa l'opportunità di migliorare la complementarietà delle politiche che riguardano le aree urbane, attraverso un'efficace interazione tra le diverse politiche settoriali, nel pieno rispetto del principio della sussidiarietà e in linea con le competenze di ogni livello.
L'inclusione dei migranti e dei rifugiati è considerato uno fra i temi prioritari e le Autorità cittadine, forti delle conoscenze fondamentali dei bisogni specifici, possono giocare un ruolo cruciale, fornendo un orientamento politico a livello locale. Nel quadro della normativa nazionale il principio della sussidiarietà verticale è statuito nel dettato costituzionale dall'art. 118, co 1, ai sensi del quale le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni, salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. Il comma 4 dello stesso articolo riconosce il principio della sussidiarietà orizzontale, secondo il quale Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale. Il Comune si caratterizza quale ente «a competenza amministrativa generale», poichè organismo territoriale più vicino ai cittadini e in grado di rappresentare meglio le necessità della collettività.
La costituzione di reti di coordinamento tra i diversi livelli di governo costituisce uno strumento necessario al rafforzamento della capacity building e dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa, in conformità al principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione. Il d.lgs. 286/1998 , all'art. 42, co 1, stabilisce che l'integrazione dei cittadini dei Paesi Terzi è perseguita da Stato, regioni, province e comuni, nell'ambito delle proprie competenze, anche in collaborazione con le associazioni di stranieri e con le organizzazioni stabilmente operanti in loro favore, nonché in collaborazione con le autorità o con enti pubblici e privati dei Paesi di origine. Alla luce del quadro di riferimento normativo e considerati i dati di contesto sopra menzionati questa Direzione Generale intende avviare un'azione pilota rivolta direttamente ai territori, basata sull'analisi dei bisogni espressi dagli Enti Locali. La presente nota, funzionale a suscitare manifestazioni di interesse, è rivolta alle Città Metropolitane, alle Città capoluogo di Regione e alle Città italiane capoluogo di provincia prime per incidenza di cittadini stranieri residenti, che sono state invitate il 24 Giugno 2019 ad un confronto con questa Direzione Generale per raccogliere le istanze relative ai fabbisogni di inclusione sociale dei cittadini di paesi terzi nelle aree urbane a maggiore vulnerabilità. Questa Direzione Generale è attenta alle principali dimensioni dell'inclusione sociale e lavorativa dei migranti nelle Città Metropolitane, approfondite anche attraverso la realizzazione di un Rapporto annuale.
L'invito è stato esteso ai capoluoghi di Regione, in ossequio al principio di equità territoriale, e ai capoluoghi di provincia con maggiore incidenza migratoria per intervenire nei territori con maggiore vulnerabilità sociale. Si rivolge, quindi, a codeste Amministrazioni formale invito a voler formulare, entro il 16 Settembre p.v., una idea progettuale, utilizzando il format allegato (Allegato 1), finalizzata a sviluppare interventi che concorrano a favorire l'inclusione e/o a limitare il rischio di disagio sociale di cittadini di paesi terzi presenti a rischio di marginalizzazione nelle aree urbane. L'idea progettuale deve essere trasmessa esclusivamente via Posta Elettronica all'indirizzo dgimmigrazionedivi1@lavoro.gov.it. L'idea progettuale deve contenere in maniera sintetica i dati di contesto, obiettivi e linee di intervento, tipologia di partner da coinvolgere e finanziamento richiesto. Gli interventi proposti potranno anche valorizzare strumenti e iniziative già in essere nei territori.
Tra le azioni ammissibili, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, rientrano:
- Interventi mirati all'integrazione socio-lavorativa di cittadini di Paesi terzi con particolare riguardo a quelli residenti nelle aree urbane con alta vulnerabilità sociale.
- Interventi volti alla creazione o al consolidamento di azioni di governance multilivello territoriale atte a favorire l'innovazione dei processi organizzativi dei servizi rivolti ai cittadini stranieri attraverso un approccio integrato alla pianificazione degli interventi (es. protocolli operativi con istituzioni e stakeholder territoriali competenti in materia di integrazione, rafforzamento e consolidamento di reti territoriali costituite dai servizi di assistenza sociale e sanitaria, per il lavoro, dell'istruzione e della formazione, dell'accoglienza e dell'anagrafe...)
- Interventi mirati a promuovere l'inclusione delle nuove generazioni e dei minori che arrivano in Italia per ricongiungimento familiare, anche finalizzati al contrasto della dispersione, del ritardo e della segregazione scolastica.
- Interventi mirati a promuovere l'inclusione socio-lavorativa delle donne migranti, in particolare di quelle che arrivano in Italia per ricongiungimento familiare, attraverso, per esempio, l'apprendimento della lingua italiana, l'educazione alla cittadinanza l'orientamento e l''accompagnamento all'accesso ai servizi (sociali, sanitari, lavorativi...)
- interventi di contrasto al disagio abitativo (es. accoglienza a bassa soglia, co-housing, portierato sociale, garanzie per l'affitto, servizi di orientamento, intermediazione e accompagnamento per l'accesso all'alloggio) a favore di categorie di migranti a rischio di marginalizzazione.
Le risorse finanziarie disponibili per la realizzazione di tale intervento ammontano a circa € 7.500.000,00 a valere sul Fondo Nazionale Politiche Migratorie 2019. Tutte le idee progettuali presentate entro il termine indicato verranno prese in considerazione, ai fini dell'ammissione al finanziamento, secondo l'ordine dato dalla presenza di cittadini di paesi terzi nel territorio di riferimento (Fonte: Dati ISTAT al 31 Dicembre 2018- Allegato 2).
Le idee progettuali non ammesse a finanziamento per saturazione del suindicato budget relativo all'annualità 2019 del Fondo Politiche Migratorie verranno prese in considerazione per l'assegnazione delle risorse del medesimo Fondo per le annualità successive, ove ci siano le risorse disponibili. L'allocazione finanziaria minima e massima prevista per ogni Ente è determinata sulla base della presenza di cittadini di paesi terzi nel territorio di riferimento, come riportato nell'Allegato 2.
Le proposte progettuali dovranno prevedere un importo minimo di € 250.000,00 e un massimo di:
- € 2.500.000,00 per i comuni con una presenza di cittadini di paesi terzi superiore a 100.000 unità;
- €1.500.000,00 per i comuni con una presenza di cittadini di paesi terzi compresa tra 100.000 e 35.000 unità;
- €1.000.000,00 per i comuni con una presenza di cittadini di paesi terzi compresa tra 35.000 e 15.000 unità;
- € 500.000,00 per i comuni con una presenza di cittadini di paesi terzi inferiore alle 15.000 unità.
In sede di esame della proposta, questa Direzione Generale avvierà una fase interlocutoria bilaterale con ogni singolo Ente proponente, nella quale si riserva di richiedere integrazioni, specificazioni e chiarimenti rispetto alla proposta presentata che dovessero risultare necessari od opportuni. Le variazioni potranno anche comportare la determinazione del contributo in variazione dell'importo richiesto. Questa fase interlocutoria si concluderà con la definizione dei rapporti tra le parti, che verranno disciplinati attraverso apposita convenzione di sovvenzione.
La durata complessiva del progetto è fissata in massimo 24 mesi, decorrenti dalla data di comunicazione dell'avvenuta registrazione del decreto direttoriale di approvazione della convenzione di sovvenzione, salvo eventuali proroghe dettate dall'esigenza di completamento di interventi programmati.
La pianificazione delle azioni progettuali dovrà essere definita nella progettazione esecutiva, da predisporsi da parte di codesti Enti, successivamente alla comunicazione sopra citata, ai fini dell'approvazione da parte di questa Amministrazione.
Questa Direzione Generale si riserva la facoltà di finanziare le idee progettuali presentate a valere su altre fonti di finanziamento, anche comunitarie.
Il Direttore Generale Tatiana Esposito