AI SIG.RI. PREFETTI DELLA REPUBBLICA - LORO SEDI
AI SIG.RI COMMIS SARI DEL GOVERNO PER LE PROVINCE DI TRENTO E BOLZANO
AL SIG. PRESIDENTE DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D'AOSTA
E, p.c. AL SIG. CAPO DELLA POLIZIA DIRETTORE GENERALE DELLA PUBBLICA SICUREZZA - SEDE
AL SIG. CAPO DEL DIPARTIMENTO PER LE LIBERTA' CIVILI E L'IMMIGRAZIONE
La perdurante instabilità politico-economica che. caratterizza molti Paesi del Nord-Africa e del Medioriente ha determinato, soprattutto negli ultimi due anni, un aumento progressivo degli sbarchi di cittadini extracomunitari sulle nostre coste, acuendo le problematiche correlate al fenomeno migratorio. Tale situazione ha reso necessario riconsiderare l'approccio al predetto fenomeno, considerando l'immigrazione una realtà ordinaria, da governare attraverso politiche di ampio respiro e da gestire, organicamente, con una serie di interventi programmati e di carattere strutturale.
L'Italia ha richiamato quest'esigenza anche a livello internazionale attraverso il migration compact, documento diffuso in ambito europeo che ha prodotto un positivo dibattito e che ha contribuito ad avviare, seppure tra non poche difficoltà, la ridefinizione delle politiche in materia di gestione dei migranti, anche e soprattutto attraverso un nuovo approccio fondato sui partenariati con i principali Paesi di origine e transito dei flussi migratori.
Per quel che concerne, in particolare, i profili correlati alla gestione del fenomeno in questione, da tempo gli interventi concernenti l'accoglienza e la sistemazione dei migranti in arrivo sono oggetto di una partnership tra lo Stato e l'assetto delle Autonomie locali. Il sistema così delineato ha potuto funzionare grazie alla fattiva collaborazione di tutti i diversi livelli di governo - Stato, Regioni, Comuni - coinvolti nella filiera.
Al tempo stesso, l'entità che il fenomeno migratorio ha progressivamente assunto ha reso indispensabile ricalibrare il predetto sistema con l'adozione di criteri che evitassero una eccessiva concentrazione di migranti in accoglienza su uno stesso territorio e favorissero, al contrario, una loro dislocazione su territori diversi.
Un sistema di accoglienza così concepito - incentrato sul più ampio coinvolgimento delle realtà municipali e sulla massima "diffusione" dei migranti nell'ambito dei vari territori - permette di ottenere, infatti, un duplice favorevole effetto: da un lato, assicura una riduzione significativa dell'impatto che l'arrivo dei migranti è suscettibile di avere su di un singolo territorio (e ciò grazie alla garantisce una maggiore efficacia dei percorsi di integrazione e inclusione sociale (inevitabilmente resi più difficili in realtà caratterizzate da elevati numeri di soggetti in accoglienza), puntando sui progetti SPRAR (Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati) proposti dai Sindaci insieme agli enti di terzo settore qualificati.
In tale ultima direzione, il recente decreto emanato lo scorso 10 agosto ha semplificato in maniera considerevole le procedure amministrative di adesione allo SPRAR, grazie all'introduzione di un meccanismo di accesso permanente e alla eliminazione di termini e scadenze periodiche.
Al contempo, è stato condiviso con l'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) un Piano operativo che, muovendo dal sistema di quote fissato nella Conferenza Unificata del 10 luglio 2014, consenta, anche all'interno delle Singole Regioni, una distribuzione di migranti più equilibrata e sostenibile tra le diverse realtà locali, grazie alla definizione di un numero di presenze rapportato alla popolazione residente nel Comune.
Si tratta di un Piano di fondamentale importanza, che richiede il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti istituzionali interessati affinché - sia pur con la gradualità imposta dagli aspetti di natura tecnica, organizzativa e amministrativa - possa esplicare appieno i propri effetti sull'intero territorio nazionale e garantire, così, il conseguimento dell'obiettivo di un'accoglienza equilibrata e diffusa dei migranti, condivisa con il sistema degli Enti locali.
In vista dell'imminente divulgazione del nuovo sistema di distribuzione e dei criteri operativi ad esso sottesi, le SS.LL. vorranno attivare una politica di governance applicando una clausola di salvaguardia che renda esenti i Comuni che appartengono alla rete SPRAR o che abbiano già formalmente manifestato la volontà di aderirvi, dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza. Si specifica che tale clausola di salvaguardia deve applicarsi nella misura in cui il numero di posti SPRAR soddisfi la quota di posti assegnata a ciascun Comune dal predetto Piano.
Coerentemente, le SS.LL. vorranno operare affinché i centri di accoglienza temporanea eventualmente presenti sul territorio dei Comuni aderenti alla rete SPRAR vengano gradualmente ridotti, ovvero ricondotti ove possibile a strutture della rete SPRAR medesima, fino al raggiungimento della predetta quota di posti.
Nel confidare, pertanto, nella riconosciuta capacità di fare "rete" sul territorio, si confida nell'azione che le SS.LL. vorranno svolgere in funzione del pieno raggiungimento delle finalità sopra illustrate.
IL MINISTRO